sabato

PRESENTAZIONE "20keiTH"

“Non esiste qualcosa chiamata Arte. Esistono soltanto gli artisti” (Ernst Gombrich, 1950)
“La poesia non è fatta per essere scritta solo dai poeti, ma da tutti” (Isidore Lucien Ducasse, 1938)
1990, New York, l’A.I.D.S. uccide Keith Haring all’età di 31 anni, l’Artista che - in poco più di dieci anni - riuscì a far vivere l’arte al di fuori delle gallerie e dei musei, un’arte pubblica, universale, multimediale, un’arte per tutti.
2010, Roma, a 20 anni dalla sua scomparsa, 20 artisti reinterpretano 20 opere dell’Artista che ha reso l’arte “normale” e danno vita la progetto “20 keiTH”: una esposizione collettiva, una occasione di incontro, un pretesto per presentare 20 artisti, uno per ogni anno, 20 anelli di una catena a cui lo stesso Haring credeva di appartenere: “Io non sono un inizio. Non sono una fine. Sono un anello di una catena. La robustezza della catena dipende dai miei stessi contributi, così come dai contributi di quelli che vengono prima e dopo di me” (Keith Haring, 1989).
Se infatti per ogni uomo l’aspirazione più intima è l’immortalità, lo è ancora di più per l’artista che dedica tutto il suo lavoro a “fare cose”, opere che continueranno a vivere dopo di lui, nelle persone che ne potranno fruire e soprattutto nel popolo di creativi che proseguirà a “fare cose” ispirandosi a quelle già fatte; in tal senso “20keiTH” è una piccola risposta al desiderio espresso dallo stesso Haring nei suoi diari (riferendosi alla vita di Picasso): “stupefacente quante cose si possano produrre se si vive abbastanza a lungo. Voglio dire, ho a malapena prodotto dieci anni di serio lavoro. Immagina cinquanta…. Mi piacerebbe arrivare ad avere cinquant’anni. Immagina… sembra impossibile” (Keith Haring, 1987).
Haring stesso non esitò a rifare quadri di altri artisti (riprendendo peraltro formalmente e in maniera esplicita opere di Picasso, Matisse, Alechinsky, Léger, Dubuffet), a dimostrazione di come per gli artisti di ogni epoca l’arte del passato sia una linfa vitale, ma lo ha fatto sempre a modo suo, vivendo questi esempi come punti di partenza, senza appropriarsi di un altro stile o farvi direttamente riferimento, elementi culturali esterni utili per costruire un percorso assolutamente nuovo e personale, per raggiungere una consapevolezza ancora maggiore su quello che voleva: incidere sui costumi di un’epoca, innovare i linguaggi della contemporaneità, aprire nuovi orizzonti culturali.
Con lo stesso spirito gli artisti di “20keiTH” sono stati invitati a reinterpretare 20 opere di Keith Haring realizzando “cose” inedite che rispecchiano il personale stile e le prerogative di ognuno di loro: non si tratta quindi di mere copie d’autore, ma di opere nuove e originali più rivolte al futuro che a rimpiangere il passato, dimostrazioni che si può arrivare agli stessi luoghi adoperando mezzi diversi e che si possono usare gli stessi mezzi per arrivare in posti molto distanti tra loro.
“20keiTH” dunque è un progetto collettivo nato da un'idea dello street artist romano Omino71, che ha selezionato 20 capolavori rappresentativi dell'immensa attività creativa di Haring e li ha affidati a 20 artisti italiani, invitati a realizzare altrettanti tributi: agli artisti sono state quindi commissionate 20 opere originali, attraverso le quali il linguaggio dell’Artista statunitense viene reinterpretato per rivivere in 20 modi e stili diversi.
Nella selezione delle opere e degli artisti si è cercato infatti di rappresentare al meglio alcuni dei momenti creativi di Haring: partendo da una classificazione di massima della copiosa produzione dell'Artista statunitense, suddivisa semplicisticamente in quattro macrocategorie ("segno”, "colore", "propaganda" e "performance"), si è proceduto a individuare cinque opere per ogni categoria in funzione delle caratteristiche peculiari negli artisti invitati, in un processo dinamico che lega reciprocamente capolavoro originale, artista selezionato e nuova combinazione di stile, tecnica e medium scelta per reinterpretare la nuova opera.
Le opere selezionate, che non seguono una logica antologica, né costituiscono la produzione più significativa di Haring, sono state distribuite in egual misura nelle quattro sopracitate categorie e quindi affidate a venti artisti diversi tra loro per storia, prerogative, stile e campo di attività, tra street artist, disegnatori, pittori, grafici, illustratori, performer, fotografi… artisti pronti a raccontare una nuova storia ispirata a uno degli Artisti più importanti del ventesimo secolo, un maestro capace di abbracciare senza riserve la cultura popolare e non vergognarsi di essere pop, un pop culturale che non si può chiudere e limitare in un unico contesto e che rivela un background e una sensibilità artistica molto complessi.
Gli artisti di “20keiTH”: Marco Petrella, 999, Hogre, Sone, NoBrain, Alicè, AndyPopShop, Etnik, Halo Halo, Omino71, Roberto Goodman, Tommy The Pariah, Ufocinque, Vacon, Geometric Bang, Mr.Klevra, Br1, #, Urka, Jessica Stewart.
Il progetto è accompagnato dalla presentazione di un catalogo, pubblicato a tiratura limitata (500 copie), in cui sono state evidenziate le connessioni esistenti tra gli artisti invitati e l'opera reinterpretata (testi di Omino71, fotografie di Jessica Stewart, riproduzioni fotografiche delle opere di Keith Haring su licenza della Keith Haring Foundation e della Herb Ritts Foundation).
In chiusura una ultima annotazione sulle ragioni del progetto “20keiTH” e sulla scelta di celebrare Keith Haring a Roma con opere di artisti italiani.
Haring amava il nostro paese come dimostrano diversi passaggi dei suoi “diari” nei quali confessava di amare l’Italia, la sua gente, il suo stile vita, tanto da considerarlo uno dei suoi posti preferiti al mondo: “Sembra giusto qui” (Keith Haring, 1989).
Dal 1982 al 1989 Haring ha visitato l’Italia più volte, lasciando sempre il suo segno in maniera indelebile sulle cose e sulle persone (artisti e non), sia con le esposizioni (dalla sua prima a Napoli nel 1983 presso la galleria di Lucio Amelio a quella di Milano del 1984 presso la galleria di Salvatore Ala), che con performance indimenticabili, come la personalizzazione in quarantotto ore degli interni del negozio Fiorucci di Milano del 1983 e soprattutto con l'ultima opera pubblica ufficiale dell'Artista, il grande murale "Tuttomondo" realizzato a Pisa nel 1989 e tuttora visibile per la gioia dei turisti e dei tanti ragazzi che, grazie a quell'opera intitolata alla pace, continuano ad avventurarsi nel mondo dell'arte e della creatività.
Altre volte invece il suo passaggio è rimasto solo nel ricordo dei superstiti che hanno potuto assistere alla performance o all’opera finita, come nel caso di Roma, dove in due occasioni le autorità pubbliche hanno preferito rimuovere le sue opere per questioni di “ordine pubblico”, come per il graffito sullo zoccolo del Palazzo delle Esposizioni, cancellato in occasione della visita di Michail Gorbaciov del 1992, e il graffito sulle pareti trasparenti del Ponte Pietro Nenni, rimosso nel 2001 per mano dell’Atac.
In tal senso “20keiTH” rappresenta anche un piccolo rimborso al debito che Roma ha nei confronti dell’Artista.

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